VEDERE OLTRE
Spunti pratici e riflessioni scomode per imprenditori che vogliono vedere oltre.
Questo non è un blog qualsiasi.
È uno spazio di pensiero libero e visione imprenditoriale.
Qui troverai spunti pratici, provocazioni utili e domande scomode — per uscire dal pilota automatico e tornare a guardare avanti con lucidità.
Atteggiamenti emotivi in azienda: come influenzano il modo di agire, decidere e comunicare
In ogni azienda convivono collaboratori entusiasti, prudenti, diffidenti o spenti...
Motivazione e gestione dei collaboratori: come attivare davvero il potenziale della tua squadra
Motivare non significa "spingere" le persone a fare qualcosa. Significa creare un contesto in cui scelgano di farlo...
Come delegare in azienda: le regole fondamentali per crescere davvero
“Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme.”...
La tua azienda è in grado di superare il test dello scuolabus?
Se domani tu non potessi tornare al lavoro, la tua azienda continuerebbe a funzionare… o si fermerebbe insieme a te?...
Ogni impresa ha due strategie: quella che dichiara… e quella che applica davvero
La strategia reale non è quella che dici. È quella che il team vede ogni giorno nei comportamenti e nelle scelte...
Cosa succede quando metti la persona giusta nel posto giusto.
Quando metti la persona giusta al posto giusto, tutta l’azienda cambia marcia. E tu con lei...

Collaboratori demotivati?
Il problema non è (sempre) nelle persone.
Hai mai pensato che il problema non siano i tuoi collaboratori, ma il sistema in cui lavorano?...

𝐍𝐨𝐧 è 𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐢𝐨 𝐢𝐥 𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐚. È 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫𝐬𝐡𝐢𝐩.
Sapevi che l’Italia è il peggior Paese in Europa per capacità di trattenere i talenti?...

𝐒𝐚𝐢 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐯𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐥 𝐭𝐮𝐨 𝐭𝐞𝐚𝐦?
Molti imprenditori sanno stimare il valore dei macchinari, dei contratti o del magazzino. Ma quasi nessuno sa rispondere con chiarezza a una domanda fondamentale: quanto vale davvero il proprio team?...

𝐔𝐧 𝐭𝐞𝐚𝐦 𝐝𝐢𝐬𝐟𝐮𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐥𝐨 𝐩𝐮𝐨𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐝𝐢 3 𝐦𝐢𝐧𝐮𝐭𝐢.
Hai mai avuto la sensazione che in azienda qualcosa non funzioni, ma nessuno riesce davvero a metterlo a fuoco?...

𝐋𝐚 𝐭𝐮𝐚 𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐜𝐫𝐞𝐬𝐜𝐞… 𝐦𝐚 𝐭𝐮 𝐬𝐞𝐢 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐩iù 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐜𝐨?
Crescere senza organizzarsi è come correre con uno zaino pieno di pietre.
Ti sembra di andare avanti, ma la fatica raddoppia ogni giorno....

Atteggiamenti emotivi in azienda: come influenzano il modo di agire, decidere e comunicare
In ogni azienda convivono collaboratori entusiasti, prudenti, diffidenti o spenti. Ma quanti imprenditori sanno davvero leggere queste differenze?
La motivazione non si misura solo con la produttività. Ci sono persone che lavorano tanto… ma lo fanno con fatica, rigidità, controllo. Altre che si muovono con energia e iniziativa, trovano soluzioni, fanno squadra.
Capire l’atteggiamento emotivo prevalente di un collaboratore significa comprenderne i comportamenti, le reazioni, la produttività, le relazioni interne. E soprattutto, capire dove intervenire per sbloccare il potenziale umano.
Cos’è la scala degli atteggiamenti emotivi
È uno strumento che aiuta a osservare e interpretare l’approccio emotivo dominante con cui una persona affronta il lavoro e le sfide. Non si tratta di un’emozione momentanea, ma di una predisposizione ricorrente, un filtro con cui il collaboratore percepisce la realtà e prende decisioni.
Non è la logica a determinare l’atteggiamento, ma l’energia emozionale accumulata nel tempo.
A seconda della posizione sulla scala, le persone vedono e interpretano le stesse situazioni in modi completamente diversi. È per questo che, in azienda, lo stesso problema può generare entusiasmo in qualcuno, e paralisi o conflitto in qualcun altro.
Dall’entusiasmo all’apatia: i livelli chiave della scala
Ogni livello rappresenta una diversa combinazione tra energia positiva e negativa. Ecco le principali posizioni da conoscere:
Entusiasmo È il livello più alto. Chi vi si trova è spinto da passione, visione, fiducia nel futuro. Affronta ogni sfida con serenità e creatività. È proattivo, collaborativo, ispirante.
Allegria C’è ancora molta energia positiva, ma inizia a farsi sentire la fatica. L’atteggiamento resta fiducioso e leggero, ma con un po’ meno slancio. La motivazione è buona, ma può calare se non alimentata.
Conservatorismo / Logica Prevale la prudenza. Le decisioni sono ragionate, ma spesso frenate dalla paura di sbagliare. È il livello più comune tra i professionisti: funzionale, ma a rischio di immobilismo.
Noia / Monotonia L’energia è bassa. Manca uno scopo coinvolgente. Le attività vengono svolte, ma senza partecipazione. Qui si rischiano passività, scarsa iniziativa, distacco dal lavoro.
Antagonismo / Ostilità Il collaboratore percepisce minacce e si pone in competizione con colleghi, clienti o superiori. Diventa sospettoso, controllante, critico. È un campanello d’allarme importante.
Collera L’energia negativa si manifesta con aggressività, sfoghi, accuse. La persona agisce in modo reattivo, non più razionale. L’ambiente si irrigidisce e si crea un clima teso e controproducente.
Ostilità nascosta / Risentimento L’individuo appare collaborativo, ma sotto la superficie coltiva disagio, disaccordo, rancore. È il tipico caso di chi "non si espone mai"... e poi mina il clima aziendale alle spalle.
Ansia / Paura Prevale l’insicurezza. Ogni cambiamento è vissuto come pericolo. La persona si chiude, si isola, cerca protezione e non prende iniziativa. Si blocca anche su compiti semplici.
Afflizione / Apatia Negli ultimi livelli c’è rassegnazione. Manca lo slancio, si vive di inerzia. Il collaboratore c’è, ma è come se non ci fosse: lavora senza partecipazione, senza sogni, senza energia.
Perché è utile conoscere la scala in azienda
Perché ogni posizione influenza la percezione, le decisioni e i comportamenti. A seconda dello stato emotivo prevalente, una stessa situazione può essere vista come:
- opportunità da cogliere (entusiasmo)
- rischio da valutare (conservatorismo)
- ingiustizia da combattere (collera)
- minaccia incombente (ansia)
E queste differenze portano a strategie diverse, dialoghi difficili, scontri latenti o mancate collaborazioni. Sapere dove si trovano i propri collaboratori sulla scala permette all’imprenditore o al manager di:
- interpretare correttamente reazioni e atteggiamenti
- comprendere meglio resistenze o scarsa iniziativa
- guidare i team con maggiore intelligenza emotiva
- decidere dove e come intervenire per generare crescita
Attenzione: la scala si “vive”, non si spiega
Non basta dire a un collaboratore collerico: “Sii più positivo”. Non basta suggerire pensieri motivazionali a chi è in apatia. Ogni posizione sulla scala è legata al livello di energia emozionale accumulata (o logorata) nel tempo.
Per risalire, serve agire sulle condizioni che alimentano quell’energia:
- ascolto sincero
- apprezzamento reale
- obiettivi stimolanti
- relazioni sane
- guida chiara
Leadership significa anche questo: sbloccare l’energia delle persone.
Una persona entusiasta e una persona ostile possono guardare la stessa situazione… e vedere due mondi opposti. Non perché siano più o meno intelligenti. Ma perché il loro stato emotivo determina ciò che vedono.
Per guidare un’azienda servono numeri, certo. Ma anche la capacità di leggere le persone e farle crescere. Saper riconoscere lo stato emotivo prevalente non è “psicologia spicciola”. È management strategico.
🔍 Se ti stai chiedendo come stanno davvero le tue persone — e cosa puoi fare per rimettere in moto ciò che oggi sembra bloccato — questo è il punto da cui partire.

Motivazione e gestione dei collaboratori: come attivare davvero il potenziale della tua squadra
Motivare non significa "spingere" le persone a fare qualcosa. Significa creare un contesto in cui scelgano di farlo.
Chi guida un’azienda sa quanto sia difficile mantenere alta la motivazione dei collaboratori. E ancor più difficile è farlo in modo duraturo, coerente, efficace. Perché non basta dire "devi essere motivato", così come non basta offrire uno stipendio puntuale o premi occasionali. La verità è che la motivazione si alimenta ogni giorno. E riguarda soprattutto il modo in cui trattiamo le persone.
Il punto non è quanto le persone lavorano. Il punto è quanto vogliono farlo.
Il mito da sfatare: “non hanno voglia di lavorare”
Una delle convinzioni più diffuse tra imprenditori e manager è questa: "le persone non hanno voglia di lavorare". Ma è davvero così? O, più precisamente, è così… quando non sono motivate nel modo giusto?
Dale Carnegie lo spiegava con una metafora geniale: "A me piacciono le fragole con la panna, ma per qualche ragione i pesci preferiscono i vermi. Per questo, quando vado a pesca, metto i vermi, non le fragole."
Ecco il nodo centrale: non possiamo motivare tutti allo stesso modo. Ciò che funziona su di noi potrebbe essere inefficace per qualcun altro. Ogni persona ha bisogni, desideri e spinte interiori diverse. Per attivare il suo potenziale, dobbiamo scoprire quali sono.
Non basta lo stipendio
Oggi lo stipendio, da solo, non è più sufficiente a creare coinvolgimento. L’evoluzione del tenore di vita ha cambiato anche le aspettative. Le persone cercano ambienti stimolanti, relazioni autentiche, possibilità di crescita. Vogliono essere viste, ascoltate, valorizzate.
Motivare non significa accontentare. Significa comprendere le leve che spingono all’azione e usarle in modo coerente e costruttivo.
I 3 fattori motivanti che fanno la differenza
Un’ampia indagine interna svolta su imprenditori, manager e collaboratori ha evidenziato i tre principali fattori motivanti percepiti dai dipendenti come fondamentali:
- Pieno apprezzamento per il lavoro svolto. Le persone non vogliono solo sapere cosa hanno sbagliato. Vogliono sentire che il loro impegno è visto, riconosciuto, apprezzato.
- Coinvolgimento nei problemi del lavoro. Chi è coinvolto, si sente parte di un progetto. Essere informati su ciò che accade e poter contribuire genera senso di appartenenza.
- Interesse sincero per la persona. Non si lavora con ruoli, ma con esseri umani. Mostrare attenzione autentica verso la persona, anche al di là della performance, rafforza la relazione e alimenta la fiducia.
Questi tre aspetti sono anche al centro dei nostri percorsi formativi: non ci limitiamo a citarli, ma li approfondiamo in modo pratico per aiutare imprenditori e manager a renderli operativi nel quotidiano.
Come si crea una cultura aziendale motivante
La motivazione non si impone. Si costruisce.
Per costruire un ambiente in cui le persone lavorano volentieri, servono azioni chiare e continue:
- Feedback costanti: non solo a fine anno, ma durante tutto il percorso.
- Obiettivi chiari: sfidanti ma raggiungibili, legati al ruolo e alla crescita.
- Clima di fiducia: uno spazio in cui si può parlare apertamente, senza paura di essere giudicati.
- Leadership coerente: i leader devono essere il primo esempio di ciò che chiedono.
I segnali che ti dicono che la motivazione è bassa
Ci sono sintomi evidenti che qualcosa non va, anche in aziende con numeri “in regola”:
- Collaboratori “presenti ma spenti”
- Mancanza di iniziativa
- Turnover anomalo
- Calo della qualità nonostante la continuità operativa
Se ne riconosci anche solo uno, è il momento giusto per fare un check interno. Un confronto sincero, non accusatorio. Per capire dove intervenire.
Da dove iniziare davvero
Non serve rivoluzionare. Serve osservare, ascoltare e intervenire con metodo.
- Analizza la squadra: attitudini, ruolo e leve motivazionali sono allineati?
- Dialoga individualmente: ascolta le motivazioni, i bisogni, le difficoltà.
- Offri guida e formazione: far crescere le persone non significa sostituirle. Significa accompagnarle.
La motivazione si sviluppa con la leadership, non con il controllo
La gestione dei collaboratori non è un tema “soft”. È un tema strategico.
Un team motivato:
- produce di più,
- sbaglia meno,
- ha spirito di iniziativa,
- contribuisce al clima aziendale.
E soprattutto, riduce la pressione sul titolare, che può tornare a guidare davvero l’azienda, anziché rincorrere i problemi.
La vera crescita di un’azienda comincia quando si sblocca il potenziale delle persone.
Non basta parlare di motivazione. Serve metodo, visione, coerenza. Serve un approccio che unisca strategia, formazione e attenzione umana.
E tu, sei sicuro di conoscere davvero ciò che motiva i tuoi collaboratori?
Se questo articolo ti ha fatto riflettere, potrebbe essere il momento di guardare con occhi nuovi la tua organizzazione. E iniziare a costruire un team che lavora con energia, entusiasmo e responsabilità.

Come delegare in azienda: le regole fondamentali per crescere davvero
“Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme.”
Un proverbio africano che in azienda diventa un principio strategico.
Molti imprenditori, soprattutto nelle piccole e medie imprese, si trovano prima o poi davanti a un bivio: continuare a tenere tutto sotto controllo (e pagare il prezzo dell’esaurimento), oppure imparare a delegare davvero. Ma delegare non significa semplicemente “scaricare un compito”. Significa responsabilizzare, guidare, costruire un’organizzazione più solida e autonoma.
Perché imparare a delegare è una competenza imprenditoriale chiave
Delegare non è un lusso, è una necessità. Senza delega, l’imprenditore resta incastrato nel ruolo di esecutore, prende tutte le decisioni, gestisce ogni urgenza, e diventa il collo di bottiglia dell’intero sistema.
La conseguenza? L’azienda cresce, ma lui si svuota.
Delegare in modo efficace è invece un atto di leadership. Significa costruire una struttura in grado di camminare con le proprie gambe, di funzionare anche in assenza del titolare, di generare valore senza dipendere da una sola persona.
Ci sono però tre ambiti che non andrebbero mai delegati del tutto
Un imprenditore può (e deve) delegare tanto, ma ci sono tre aree che meritano una supervisione diretta e costante:
1. La gestione finanziaria
Non parliamo della contabilità o delle buste paga, ma della comprensione profonda dei numeri.
Un imprenditore deve sempre sapere dove si guadagna, dove si perde e perché. Solo così può prendere decisioni strategiche efficaci.
2. La strategia
Ascoltare i collaboratori è importante. Valorizzare le idee è fondamentale. Ma la rotta, alla fine, la deve tracciare l’imprenditore.
Delegare la strategia equivale a rinunciare alla visione d’insieme.
3. La gestione delle risorse chiave
Un’azienda vive di relazioni. L’imprenditore non può delegare completamente la cura dei suoi uomini chiave: confronti, sviluppo, visione condivisa.
Deve rimanere il punto di riferimento.
Come delegare con successo: le 8 regole d’oro
Delegare in modo efficace non è solo una questione di fiducia. Richiede metodo, chiarezza e un po’ di coraggio. Ecco le regole fondamentali per riuscirci:
1. Prima vinci tu
Non puoi delegare ciò che non sai fare. Prima di passare il testimone, assicurati di aver costruito tu stesso competenza, metodo e visione in quell’ambito.
2. Chiarisci cosa vuoi delegare
Evita frasi vaghe come “occupatene tu”. Definisci con precisione compiti, aspettative e responsabilità.
Senza chiarezza, la delega fallisce.
3. Scegli la persona giusta
Delegare non è solo una questione di disponibilità. È una questione di attitudine.
Uno degli strumenti più efficaci per capire a chi affidare cosa è la tecnologia I-Profile©, che permette di valutare oggettivamente il potenziale delle persone, le loro inclinazioni, i punti di forza.
4. Redigi un mansionario dettagliato
Scrivi nero su bianco ciò che quella persona dovrà fare.
Il mansionario non è burocrazia: è uno strumento di allineamento, un contratto operativo.
5. Definisci obiettivi chiari e sfidanti
Ogni delega efficace ha una direzione.
Stabilisci obiettivi misurabili, stimolanti, ma realistici.
6. Fornisci le risorse necessarie
Non puoi chiedere risultati senza fornire strumenti, tempo, supporto.
Chi delega deve anche creare le condizioni per il successo dell’altro.
7. Concorda controlli periodici
Delegare non significa sparire.
Pianifica momenti di confronto per verificare l’andamento, correggere la rotta, stimolare il miglioramento.
8. Metti in campo la persona
Una volta fatto tutto il necessario, lascia andare.
Dai spazio all’autonomia. È solo così che si costruisce fiducia e si sviluppano nuove competenze.
Delegare è una scelta di maturità imprenditoriale
Delegare non è un rischio.
Il vero rischio è non farlo mai.
Rimanere intrappolati in un ruolo operativo, senza spazio per pensare, innovare, costruire il futuro.
Chi impara a delegare bene costruisce un’azienda capace di vivere e crescere anche senza di lui.
E quando questo accade… l’imprenditore torna a fare davvero il suo mestiere: guidare.

La tua azienda è in grado di superare il test dello scuolabus?
Se domani tu non potessi tornare al lavoro, la tua azienda continuerebbe a funzionare… o si fermerebbe insieme a te?
C’è un test semplice, quasi banale, ma capace di cambiare per sempre il modo in cui guardi la tua impresa.
Si chiama “Test dello scuolabus”.
È una storia ironica. Ma il messaggio è serio. Molto serio.
Immagina questa scena:
È una mattina come tante.
Ti svegli, fai una doccia veloce, ti vesti con cura — magari con la tua camicia preferita — e scendi le scale.
Hai mille pensieri in testa: il cliente da richiamare, una decisione da prendere, un problema da sistemare.
Esci di casa. Attraversi la strada per prendere l’auto…
E all’improvviso arriva uno scuolabus e… BUM.
Non vogliamo essere drammatici: diciamo solo che per un bel po’ non potrai rientrare in azienda.
E qui arriva la vera domanda:
Cosa succede ora, senza di te, improvvisamente?
L’azienda continua a funzionare come un orologio ben regolato?
I responsabili prendono decisioni con sicurezza?
I clienti vengono seguiti con attenzione?
I collaboratori sanno esattamente cosa fare, quando e perché?
Oppure tutto si blocca?
📞 Il telefono inizia a squillare.
📉 I numeri si fermano.
🤯 Nessuno prende iniziative.
Hai costruito un’azienda... o hai solo creato una gabbia in cui tu sei tutto?
Il motore. Il pilota. Il navigatore. E pure il meccanico.
Una vera impresa non può dipendere da una sola persona.
Una vera impresa vive, cresce e si muove anche se il titolare si ferma.
Se questa storia ti ha fatto riflettere, forse è il momento di guardare davvero dentro la tua organizzazione.
Per capire se sei il proprietario dell’azienda… o se è l’azienda a possedere te.
👉 Se vuoi iniziare a liberarti davvero, partiamo da qui.
Parliamone insieme.

Ogni impresa ha due strategie: quella che dichiara… e quella che applica davvero
La strategia reale non è quella che dici. È quella che il team vede ogni giorno nei comportamenti e nelle scelte.
Ogni azienda ha una strategia.
O almeno, dice di averla.
Vision, mission, obiettivi, piani d’azione. Tutto sulla carta.
Ma poi arriva il lunedì mattina… e inizia la vera strategia.
Quella fatta di:
- Progetti lasciati a metà
- Collaboratori disorientati
- Decisioni non condivise
- Urgenze che divorano ogni priorità
La verità? La strategia reale non è quella che dici.
È quella che le persone vedono, non quella che ascoltano.
Non basta spiegarla meglio.
Se le azioni quotidiane non sono coerenti con le parole, l’azienda va in corto circuito.
Il risultato? Una distanza crescente tra chi guida e chi esegue, tra ciò che si vuole ottenere e ciò che accade davvero.
Per creare un’impresa che cresce davvero, servono:
- Allineamento tra visione e comportamenti operativi
- Coerenza tra obiettivi dichiarati e priorità assegnate
- Coraggio nel dire di no a ciò che distrae
- Controllo sulle abitudini organizzative, non solo sui numeri
Fermati un momento e chiediti:
La tua strategia è davvero chiara, condivisa e visibile ogni giorno?
Oppure anche tu rischi di vivere una strategia fantasma: scritta, ma non applicata?
Vuoi un confronto pratico per allineare strategia e azione nella tua azienda?
Parliamone insieme.

Cosa succede quando metti la persona giusta nel posto giusto
Quando metti la persona giusta al posto giusto, tutta l’azienda cambia marcia. E tu con lei.
Giuseppe era un imprenditore posseduto dalla sua azienda.
Lavorava giorno e notte.
La produzione sembrava non poter funzionare senza di lui.
Aveva fatto tutto come si deve: a capo del reparto, la persona più esperta. Un uomo di fiducia, presente dal primo giorno.
Ma qualcosa non tornava. Il reparto arrancava. E lui non capiva perché.
Con un’analisi oggettiva delle persone, la verità è emersa con chiarezza: il vero blocco era proprio lì, nel cuore della produzione.
Il responsabile, per quanto esperto, non aveva le attitudini giuste per guidare.
Al contrario, tra gli operai c’era un ragazzo giovane, tecnicamente preparato e con una naturale inclinazione alla leadership.
La svolta?
Abbiamo costruito un percorso di crescita per il giovane talento e riportato il responsabile precedente nel suo ambiente naturale: il cantiere.
Non un “declassamento”, ma un ritorno dove si sentiva vivo e davvero utile.
In soli 3 mesi:
- La produzione ha iniziato a girare senza l’intervento continuo dell’imprenditore
- Il giovane responsabile è cresciuto come leader
- Giuseppe ha potuto tornare a occuparsi di sviluppo, visione e strategia
Un team riorganizzato. Un imprenditore rinato. Un’azienda tornata a crescere.
A volte serve solo:
• Guardare bene dentro l’organizzazione
• Mettere ognuno al posto giusto
• Dare fiducia a chi può far salire l’intera azienda di livello
Ricorda:
Un pesce non può arrampicarsi su un albero.
Ma se lo metti nell’acqua… nuoterà veloce come il vento.
Vuoi capire da dove partire nella tua realtà?
Parliamone insieme.

Collaboratori demotivati?
Il problema non è (sempre) nelle persone
Hai mai pensato che il problema non siano i tuoi collaboratori, ma il sistema in cui lavorano?
Molti imprenditori si interrogano su come motivare persone che sembrano prive di iniziativa, entusiasmo o coinvolgimento. Collaboratori che arrivano puntuali, eseguono le attività, ma lo fanno senza energia. Il primo pensiero è: “Non hanno passione”. Ma è davvero così?
In moltissimi casi, la demotivazione nasce dal sistema, non dalle persone.
E il sistema è responsabilità della leadership.
Quando manca riconoscimento, quando i ruoli sono confusi, quando non c’è una direzione chiara o nessuno si prende cura del capitale umano… la motivazione si spegne.
Non per pigrizia, ma per disconnessione.
La verità? Spesso bastano pochi accorgimenti per riaccendere il potenziale.
- Apprezzamento reale per il lavoro svolto
- Interesse sincero nella persona
- Una struttura organizzativa chiara
- Obiettivi condivisi e coerenti
- Una leadership presente, autorevole e ispirante
Mi capita spesso di vedere aziende dove i team sembrano "spenti". Ma quando si lavora sull’organizzazione, sulla comunicazione e sul ruolo del leader, la trasformazione avviene in poche settimane. E le stesse persone che sembravano svogliate… iniziano a brillare.
Le persone non sono sempre il problema. Spesso sono la chiave.
Se qualcuno sa accenderle nel modo giusto.
Vuoi capire come riattivare davvero il potenziale del tuo team?
Parliamone insieme.

𝐍𝐨𝐧 è 𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐢𝐨 𝐢𝐥 𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐚. È 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫𝐬𝐡𝐢𝐩.
Sapevi che l’Italia è il peggior Paese in Europa per capacità di trattenere i talenti?
Lo conferma lo European Workforce Study 2025 di Great Place to Work.
E no, non è solo una questione di soldi.
Il problema è più profondo: è il rapporto tra manager e collaboratori.
«Ai manager non mancano le competenze, ma non sanno valorizzare i propri collaboratori.»
«Gli imprenditori non hanno capito che devono prendersi cura delle persone, evitare il controllo ossessivo, dare fiducia, e spiegare come raggiungere gli obiettivi.»
Ed è proprio questa la sfida che affrontiamo ogni giorno.
Aiutare imprenditori e manager a sviluppare una leadership capace di ascoltare, motivare e far crescere.
Non si tratta solo di trattenere collaboratori.
Si tratta di creare contesti in cui le persone desiderano restare:
perché si sentono viste, coinvolte, valorizzate.
Perché c’è un progetto chiaro, e spazio per evolvere.
Ma oggi?
Solo il 44% dei dipendenti italiani si fida del proprio capo.
Il resto si limita a “stare”.
Spesso è quiet quitting: si resta, ma si spengono entusiasmo, creatività e spirito d’iniziativa.
E la Generazione Z è la più colpita.
Chiede equilibrio, benessere, significato.
E si ritrova spesso davanti a capi che non parlano più la stessa lingua.
Ecco perché non basta saper “fare l’imprenditore”.
Serve imparare a guidare persone.
Con metodo, empatia e visione.
Vuoi capire come costruire una leadership capace di valorizzare il tuo team e far crescere l’azienda?
Parliamone insieme.
Fonte: Corriere della Sera – European Workforce Study 2025

𝐒𝐚𝐢 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐯𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐥 𝐭𝐮𝐨 𝐭𝐞𝐚𝐦?
Molti imprenditori sanno stimare il valore dei macchinari, dei contratti o del magazzino. Ma quasi nessuno sa rispondere con chiarezza a una domanda fondamentale: quanto vale davvero il proprio team?
E non parliamo di costo. Parliamo di potenziale. Di motivazione, di spirito di iniziativa, di capacità di risolvere problemi, di energia collettiva.
Spesso ci si concentra su bilanci, strumenti e processi. Ma il vero motore dell’impresa sono le persone.
Il capitale umano è ciò che attiva tutto il resto.
È la squadra che trasforma una strategia in un risultato, un’idea in un progetto, una difficoltà in un’opportunità.
Eppure, in molte realtà, il team lavora con il freno a mano tirato.
Si procede per abitudine, senza una visione chiara né una cultura di crescita.
La buona notizia?
In molti casi bastano poche settimane per riaccendere il motore delle persone.
Basta:
- Capire chi spinge davvero e chi rallenta il lavoro
- Rivedere ruoli e responsabilità con una logica strategica
- Coinvolgere attivamente i collaboratori in un piano di crescita concreto
- Ripristinare fiducia, ascolto e stima reciproca
Quando il team si riattiva, anche i numeri ripartono.
Perché dietro ogni impresa che cresce, c’è sempre un gruppo di persone che ha ritrovato il proprio valore.
Vuoi capire da dove iniziare per sbloccare il potenziale nascosto nella tua azienda?
Parliamone insieme.

𝐔𝐧 𝐭𝐞𝐚𝐦 𝐝𝐢𝐬𝐟𝐮𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐥𝐨 𝐩𝐮𝐨𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐝𝐢 3 𝐦𝐢𝐧𝐮𝐭𝐢
Hai mai avuto la sensazione che in azienda qualcosa non funzioni, ma nessuno riesce davvero a metterlo a fuoco?
Non servono grandi analisi per accorgersi che un team è disfunzionale.
Bastano tre segnali evidenti, e spesso sottovalutati.
- Comunicazione indiretta. Le persone si scrivono anche tra colleghi vicini di scrivania. Non per efficienza, ma per evitare il confronto diretto.
- Clima di lamentele continue. I problemi sono noti a tutti, ma nessuno propone soluzioni. Prevale una cultura del “lamentarsi” senza agire.
- Decisioni fragili. In riunione si decide, ma il giorno dopo nessuno rispetta quanto stabilito.
Si finge che le cose funzionino, ma le decisioni non diventano azione.
Quando questi tre segnali si presentano insieme, il problema non è solo nel team.
Il vero blocco è nel sistema che dovrebbe farlo funzionare: mancano struttura, leadership, responsabilità condivise.
Si lavora, sì… ma con il freno a mano tirato.
Tutto si regge su sforzi individuali e improvvisazione. E questo è il contrario di un’organizzazione efficace.
La buona notizia? Anche un team disfunzionale può essere trasformato.
Se si interviene con metodo, tutto può cambiare più velocemente di quanto pensi.
- Comprendere chi davvero blocca o alimenta il lavoro
- Ridefinire ruoli, responsabilità e priorità
- Ripristinare fiducia, ascolto e ammirazione reciproca
Una squadra allineata può far volare un’intera azienda.
Vuoi capire da dove partire per ricostruire un team solido, motivato ed efficace?
Parliamone insieme.

𝐋𝐚 𝐭𝐮𝐚 𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐜𝐫𝐞𝐬𝐜𝐞… 𝐦𝐚 𝐭𝐮 𝐬𝐞𝐢 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐩𝐢ù 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐜𝐨?
Crescere senza organizzarsi è come correre con uno zaino pieno di pietre.
Ti sembra di andare avanti, ma la fatica raddoppia ogni giorno.
Hai mai avuto la sensazione che la tua azienda cresca… ma tu no?
Giornate sempre piene, persone che ti cercano solo per risolvere problemi, mai per proporre soluzioni.
L’organizzazione resta ferma mentre il business accelera.
Il risultato? Il motore gira, ma sei tu che lo stai spingendo a mano.
Questo accade quando resti troppo a lungo al centro operativo dell’impresa, anziché al vertice strategico.
Le energie si esauriscono, la visione si offusca, e il rischio di vivere per lavorare diventa sempre più concreto.
La vera svolta arriva quando passi da indispensabile… a superfluo.
Non è un’offesa. È libertà.
Significa aver costruito un’azienda che può camminare — e crescere — anche senza di te in ogni momento.
Per fare questo, serve:
- una fotografia chiara del tuo ruolo attuale
- un’analisi onesta della struttura e delle persone
- un piano concreto per delegare, organizzare, responsabilizzare
Perché una cosa è certa:
Se continui a fare tutto tu, non stai guidando. Stai solo sopravvivendo.
Hai riconosciuto un po’ di te in queste righe?
Allora è il momento giusto per fermarsi, guardare l’insieme, e costruire l’azienda che davvero desideri:
quella che cresce… e fa crescere anche te.
Dicono di noi...
Alcune testimonianze lasciate da imprenditori e collaboratori che hanno lavorato con Francesco Perino e il team OSM.
Queste parole raccontano il valore umano e professionale che mettiamo ogni giorno nel nostro lavoro.
Giuseppe Grossetti
TITOLARE GR-TECH s.r.l.

Grazie Francesco, ci hai fatto vedere cose che prima non vedevamo pur avendole sotto il naso e soprattutto grazie per il tempo che ci dedichi, con il quale stai dando un enorme contributo al nostro percorso di crescita.
Sono certo che con il tuo contributo arriveremo mooooolto lontani.....
Alessandro Cordoni
TITOLARE S.I.S.S.I. s.r.l.

Ho recentemente partecipato e aderito al Progetto OSM e devo dire che è stata un'esperienza estremamente positiva. Il percorso e la consulenza sono ben strutturati, con contenuti chiari, aggiornati e spiegati in modo coinvolgente.
Tutti i Consulenti ed in particolare Francesco Perino che è il ns. punto di riferimento si è dimostrato molto competente, disponibile e attento alle ns. esigenze e a quelle dei ns. collaboratori, creando un ambiente stimolante e interattivo.
Ho apprezzato particolarmente i materiali forniti e l’attenzione personalizzata che ci viene prestata. Grazie a questo consulenza/servizio, ho acquisito nuove competenze che posso applicare direttamente nel mio ambito lavorativo/personale.
Consiglio vivamente questa Società a chiunque voglia migliorare, apprendere, crescere, sia per la qualità dell’insegnamento che per l’efficacia dei contenuti.
Stefano Papa
CONSULENTE COMMERCIALE ALTRIMEDIA

Persona seria e competente. Passione, trasparenza e un entusiasmo contagioso per il proprio mestiere. Francesco è una certezza.
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